Amministrative a Milano:
Letizia Moratti diffama
Giuliano Pisapia
Bologna, 12 maggio 2011
(avv. Antonello Tomanelli)
“Vengo da una famiglia moderata […] a differenza del candidato Pisapia che è stato dalla Corte d’Assise giudicato responsabile del reato di furto di un veicolo che doveva servire per il sequestro e il pestaggio di un giovane […] giudicato responsabile e amnistiato, l’amnistia non è assoluzione”. Con questa frase il sindaco uscente di Milano Letizia Moratti conclude il “(L=http://tv.repubblica.it/edizione/milano/l attacco della moratti a pisapia/68156?video=&pagefrom=1dibattito a due(/L)” andato in onda ieri su “Sky”, controparte Giuliano Pisapia, candidato sindaco per il centrosinistra, il quale, essendo terminato il tempo a disposizione per il dibattito, non ha nemmeno potuto replicare.
Pare che il sindaco uscente Letizia Moratti si riferisse ad una condanna che Pisapia subì in primo grado negli anni ’70. Processato per banda armata e concorso in furto di un’autovettura, fu condannato solo per quest’ultimo reato ma poi assolto nel merito in appello nel 1980. Ciò stando alle (L=http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/03/19/news/pisapia_mi_impegner_per_le_carceri_ci_sono_stato_anch_io_trent_anni_fa 16088920/dichiarazioni(/L) che lo stesso Piaspia aveva reso egli stesso mesi prima.
Se così fosse, Letizia Moratti avrebbe commesso, nella maniera più odiosa, il reato di diffamazione aggravata. Non c’è dubbio, infatti, che spacciare in un dibattito un’assoluzione per un’amnistia è gravemente lesiva della reputazione dell’interlocutore. Chi è amnistiato è sostanzialmente graziato dallo Stato, poiché l’amnistia viene deliberata dal Parlamento per categorie di reati e in presenza, quindi, di una categoria di condannati. E’ certamente cosa ben diversa da un’assoluzione intervenuta, nel merito e per il caso giudiziario specifico, a seguito di un giudizio d’appello.
Ma vi è di più. Il sindaco uscente Letizia Moratti avrebbe lanciato tale accusa contro il rivale in un programma di (L=http://www.difesadellinformazione.com/32/i programmi di comunicazione politica/comunicazione politica(/L) e, per giunta, in piena campagna elettorale. Nel “dibattito a due”, che è un tipo di comunicazione politica, due rappresentanti di diversi soggetti politici si confrontano su temi di attualità politica.
Ora, se l’indubbia natura di personaggio pubblico di Pisapia, ora candidato a sindaco di Milano, gli impedisce di invocare il (L=http://www.difesadellinformazione.com/113/il diritto all oblio/diritto all’oblìo(/L) (che generalmente può essere invocato solo da un soggetto privo di spessore pubblico), d’altra parte la necessità, nel cosiddetto “dibattito a due” della comunicazione politica, di un confronto su temi di attualità politica, rende impossibile ricondurre l’esternazione della Moratti ad un concreto e attuale interesse pubblico. Men che meno se si considera che l’affermazione della Moratti, stando a quanto trapelato, è palesemente viziata da falsità.
Tra l’altro, l’avere la Moratti aspettato gli ultimi secondi a sua disposizione (e una volta cessati quelli a disposizione del candidato Piaspia, che per regolamento non ha nemmeno potuto replicare) per rifilare una tale “stoccata” al proprio rivale, oltre a denotare una grande scorrettezza, aggrava la sua posizione sotto l’aspetto del dolo, ossia della volontà di ledere la reputazione di Pisapia. La comunicazione politica, infatti, si basa essenzialmente sul contraddittorio tra i soggetti politici partecipanti al dibattito. Scegliere di ledere in extremis la reputazione di un avversario politico ben sapendo che questi non potrà replicare, suona come una dichiarazione confessoria della volontà di arrecare il maggior danno possibile alla sua immagine. Cosa che certamente sarà presa in considerazione dal tribunale, che dovesse essere chiamato a giudicare, in sede di commisurazione della pena e di quantificazione del danno subìto dal candidato Pisapia.