Esposto contro Emilio Fede
per gli insulti omofobi
a Nichi Vendola

Bologna, 28 settembre 2011

(avv. Antonello Tomanelli)

La deputata del Pd Paola Concia farà un esposto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio contro Emilio Fede. L’ha annunciato questa mattina, specificando che l’esposto riguarda le affermazioni fatte da Fede il 21 settembre scorso su Radio 24 mentre era ospite del programma “La Zanzara”.

L’esposto si concentrerebbe su alcune frasi (ironiche ma anche omofobe) che il direttore del Tg4, sapientemente stuzzicato dal conduttore Giuseppe Cruciani, ha pronunciato nei riguardi di Nichi Vendola. Come può agevolmente ricavarsi dall’ascolto del sonoro, quella di Emilio Fede è la solita ironia da bar dello sport alla quale ci ha abituati da sempre, soprattutto durante la conduzione del suo Tg4, la peggiore in assoluto dell’attuale panorama informativo.

L’onorevole Concia denuncia, in particolare, la violazione del “Codice di Deontologia relativo al trattamento di dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica”. Però non si capisce bene sulla violazione di quale norma vorrebbe basare l’annunciato esposto.

Forse sull’art. 5, comma 1°, secondo cui “Nel raccogliere dati personali […] atti a rivelare le condizioni di salute e la sfera sessuale, il giornalista garantisce il diritto all'informazione su fatti di interesse pubblico, nel rispetto dell'essenzialità dell'informazione, evitando riferimenti a congiunti o ad altri soggetti non interessati ai fatti”. O forse sull’art. 11, che recita: “Il giornalista si astiene dalla descrizione di abitudini sessuali riferite ad una determinata persona, identificata o identificabile” (primo comma). “La pubblicazione è ammessa nell'ambito del perseguimento dell'essenzialità dell'informazione e nel rispetto della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica” (secondo comma).

O forse sulla Carta dei Doveri del giornalista, che peraltro l’onorevole cita, laddove stabilisce che “Il giornalista non può discriminare nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche. Il riferimento non discriminatorio, ingiurioso o denigratorio a queste caratteristiche della sfera privata delle persone è ammesso solo quando sia di rilevante interesse pubblico”.

Tuttavia, queste norme sembrano di difficile applicazione al caso di specie, poiché sono evidentemente dettate a tutela dell’individuo contro comportamenti posti in essere da un giornalista nell’esercizio della funzione informativa. Cosa difficile da scorgersi nelle dichiarazioni fatte da Emilio Fede a “La Zanzara”, programma prevalentemente a sfondo satirico e nel quale Fede ha rivestito il ruolo sostanziale dell’intervistato, quindi in una posizione opposta a quella generalmente assunta da un giornalista. L’esposto all’Ordine dei Giornalisti sarebbe destinato ad avere certamente un esito positivo qualora quelle dichiarazioni Fede le avesse fatte durante la conduzione del suo Tg4.

E’ molto improbabile, quindi, che l’esposto che l’onorevole Concia ha annunciato di voler fare contro Emilio Fede possa ottenere i risultati da lei sperati, proprio perché in quel frangente Fede non esercitava una funzione informativa. Semmai, è sul conduttore del programma Giuseppe Cruciani (che è giornalista professionista), il quale per tutta l'intervista ha stuzzicato Fede certamente sperando in quelle sue pesanti dichiarazioni, che potrebbero rinvenirsi gli estremi per un procedimento disciplinare.

Tuttavia, in quel frangente Fede ha agito in qualità di persona fisica destinataria, in generale, di tutte le norme dell’ordinamento giuridico, compresa quella che punisce la diffamazione. E’ evidente, infatti, che identificare pubblicamente Vendola come un “pendolo” che “porta l’orecchino… su quello che pende”, un “poveretto che va capito davanti e di dietro”, uno che si eccita quando sente la parola “cazzo”, senza la minima possibilità logica di ricondurre simili affermazioni né al diritto di critica (perché non suffragate dalla minima argomentazione) né al diritto di satira (perché fine a se stesse e prive di qualsiasi significato umoristico), è lesivo della reputazione.

La condotta di Fede è quindi punibile più da un tribunale, che non dall’Ordine dei Giornalisti cui vuole rivolgersi l’onorevole Paola Concia. Anche se è difficile che Vendola agisca in giudizio dando importanza a cose di questo genere e, soprattutto, ad una persona come Emilio Fede.