"Li ho fregati!":
Vittorio Emanuele perde
contro il Fatto Quotidiano

Bologna, 8 marzo 2015

(avv. Antonello Tomanelli)

Isola di Cavallo (Corsica), 18 agosto 1978. Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia, dopo una serata a base di alcol esplode dal suo yacht un colpo di fucile contro alcune persone che per scherzo gli avevano preso un gommone. Il colpo manca il bersaglio, ma perfora due scafi e centra l’arteria femorale di Dirk Hamer, un ragazzo tedesco che dormiva nella sua barca, e che morirà il 7 dicembre dopo aver subito 19 interventi chirurgici e l’amputazione della gamba destra.

Nel 1991 Vittorio Emanuele di Savoia viene assolto dai giudici francesi dall’accusa di omicidio e condannato a 6 mesi (con il beneficio della condizionale) per porto abusivo di armi.

Un particolare molto importante: al processo Vittorio Emanuele di Savoia ha sempre affermato di non aver mai sparato quella sera.

Il 24 febbraio 2011 il Fatto Quotidiano pubblica sul proprio sito un video che ritrae Vittorio Emanuele nel carcere di Potenza dove è in stato di custodia cautelare con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione. Tra lo smargiasso e il tontolone, si lascia andare con i propri compagni di cella confidando di essere stato proprio lui a sparare quel fatidico colpo che uccise il ragazzo tedesco; e di avere così “fregato i giudici francesi”. Ma non sa che nella cella c’è una microspia, piazzata dagli inquirenti, che sta registrando tutto.

Scoppia il caso. Vittorio Emanuele si dice indignato per la pubblicazione di un video che, a detta sua, sarebbe stato “artificialmente montato” dal Fatto Quotidiano, senza evidentemente rendersi conto (lui o chi per lui) che la genuinità di un video integrale è tra le cose più facili da provare. E querela Antonio Padellaro, Marco Travaglio e Beatrice Borromeo per diffamazione e violazione della privacy.

Tuttavia, il GIP del tribunale di Roma Alessandro Artuti ha deciso che la denuncia presentata da Vittorio Emanuele di Savoia è infondata e ne ha disposto l’archiviazione. Motivazione: esercizio del diritto di cronaca.

Francamente non ci si poteva aspettare un esito diverso. Una volta provato che il video non è stato in alcun modo “manipolato”, come fin troppo ingenuamente sostenuto dal membro di Casa Savoia, è chiaro che ricorrono tutti i presupposti perché la condotta dei giornalisti querelati rientri nel diritto di cronaca.

Risulta senz’altro rispettato il requisito della verità della notizia, una volta dimostrato che Vittorio Emanuele ha pronunciato quelle frasi in carcere (in quanto il video è genuino).

Né possono esservi dubbi sull’interesse pubblico sotteso alla pubblicazione di quel video. Stiamo parlando certamente di un personaggio pubblico, processato molti anni fa per omicidio e assolto alla fine di un processo nel corso del quale aveva sempre dichiarato di non aver mai premuto il grilletto quella fatidica sera del 18 agosto 1978. Se a distanza di anni egli stesso ammette, con dichiarazioni sostanzialmente confessorie, di aver sparato il colpo di fucile che costò la vita a quel povero ragazzo tedesco mentre dormiva in una barca ormeggiata a pochi metri da quella del principe di Savoia, non c’è dubbio che la pubblicazione di tali parole risponde ad un concreto interesse pubblico, ovvero l’interesse della collettività a sapere che il figlio dell’ultimo Re d’Italia, peraltro spesso al centro di cronache scandalistiche, ha candidamente ammesso di aver ucciso un uomo e di aver "fregato i giudici" che l’avevano assolto per quel fatto.