Berlusconi infedele:
se Noemi fosse
inglese o americana

Roma, 9 maggio 2009

(Enrico Franceschini)

Se Noemi fosse inglese o americana, ovvero se l’intera storia si svolgesse in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, ecco che cosa succederebbe a questo punto nella soap opera che la vede (co)protagonista.

Un quotidiano scandalistico offrirebbe a lei, o al padre di lei, o alla madre di lei, una cifra strabiliante, diciamo 500 mila euro, un milione di euro, forse anche di più, per raccontare tutto dei suoi incontri in privato con il leader maximo, per sapere se ne è l’amante o la figlia illegittima, per apprendere cosa si dicevano, cosa facevano, eccetera.

Il leader smentirebbe o direbbe che sono affari suoi privati e che non vuole infierire su una giovane irretita dalla fame di scandali di una stampa senza freni. Qualche parlamentare presenterebbe però interrogazioni per sapere se è vero che il leader ha avuto rapporti con minorenni, se ha sperperato denaro pubblico a tal fine, se ha abusato della ragazza.

Dopo aspro dibattito, il parlamento, con voto bipartisan, approverebbe una commissione d’inchiesta sulla vicenda. Il leader sarebbe chiamato a testimoniare, sotto giuramento. I suoi avvocati negherebbero qualsiasi uso improprio di beni dello stato, sottolioneando che di soldi ne ha abbastanza di suo; quanto al resto, a quello che c’è stato o non c’è stato tra il leader e la ragazza, direbbero che non è stato commesso alcun reato, nè lei ha sporto denuncia contro di lui, quindi in che cosa consiste lo scandalo?

I membri della commissione parlamentare d’inchiesta, dopo avergli fatto giurare di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, rivolgerebbero tuttavia al leader domande del tipo: è vero o non è vero che vi siete incontrati con Noemi nella città X, nella città Y, nella città Z? E’ vero o non è vero che lei le ha regalato una collana di questo valore e un diamante di quest’altro valore? E così via.

Cercando di parare i colpi, a un certo punto il leader risponderebbe: “No, non è vero”. Successivamente, dietro lauto pagamento dei tabloid scandalistici a caccia di scoop di cui sopra, emergerebbe un testimone (un autista, una guardia del corpo, un cameriere, una zia di Noemi, un vicino di casa), disposto a fornire la prova che il leader, perlomeno su quel singolo punto, ha mentito. Se il vizio privato può essere perdonato, e certamente non perseguito quando avviene tra adulti (da sottolineare “adulti”) consenzienti, la menzogna pubblica sotto giuramento è inamissibile, commenterebbero mondo politico, mass media, opinione pubblica.

Verrebbe istituito un procedimento di impeachment, il parlamento voterebbe la condanna, il leader sarebbe costretto, prima o dopo il voto a seconda della sua tenacia, a dimettersi; mentre sui tabloid scandalistici continuerebbero a uscire rivelazioni di donne di ogni genere, che spifferano tutto quel che sanno sul leader e sulle sue abitudini sessuali.

Nel frattempo, lasciato dalla moglie e abbandonato dagli ex alleati politici, il leader si ritirerebbe a vita privata in un’isola lontana, chessò, alle Bermuda, lasciando il suo impero mediatico ai figli. Quanto a Noemi, scritto un libro di memorie, interpretati un paio di film di serie B, co presentata un’edizione del Grande Fratello o di altro reality show televisivo, sposerebbe un farmacista, gli darebbe un paio di bambini e, poco alla volta, verrebbe dimenticata.

FONTE: franceschini.blogautore.repubblica.it