Preavviso di censura a Santoro
per aver dato spazio
a Beppe Grillo

3 maggio 2008

(avv. Antonello Tomanelli)

Michele Santoro è di nuovo nel mirino dei vertici Rai. Questa volta per aver trasmesso spezzoni del discorso tenuto da Beppe Grillo a Torino in occasione del V2 Day del 25 aprile. Un discorso nel quale spicca la critica nei riguardi del presidente della Repubblica e di Umberto Veronesi. Il primo, perché “presidente dei partiti e non dei cittadini”. Il secondo, a causa dei conflitti di interesse che lo indurrebbero a tenere una posizione favorevole alla costruzione degli inceneritori, annoverando la sua nota fondazione tra i propri partners aziende impegnate nello smaltimento dei rifiuti. Di qui il nomignolo di “Cancronesi” che il comico genovese ha da tempo affibiato al noto scienziato, e rievocato nel corso del V2 Day.

E’ il presidente della Rai in persona, Claudio Petruccioli, a puntare il dito contro il conduttore di “Annozero”, parlando di “insulti inconcepibili” rivolti a Veronesi e Napolitano e colpevolizzando Santoro per aver “messo il servizio pubblico radiotelevisivo a disposizione di Beppe Grillo”. In sostanza, secondo Petruccioli, Santoro avrebbe dovuto censurare Grillo. Non una parola, invece, per gli insulti che Vittorio Sgarbi ha nel corso della trasmissione indirizzato a Marco Travaglio, più volte qualificato “pezzo di merda” e “faccia da tonto”.

Per inquadrare la fattispecie, occorre rifarsi alla giurisprudenza consolidatasi negli ultimi anni in materia di diritto di cronaca, con specifico riferimento ai casi in cui un giornalista riporta dichiarazioni altrui. E’ quello che accade nelle interviste. La regola è che il giornalista non è mai responsabile delle dichiarazioni diffamatorie rese dall’intervistato, ogni volta che sia ravvisabile un interesse pubblico alla conoscenza di quelle dichiarazioni.

Per chiarire. Se il giornalista riporta dichiarazioni diffamatorie di Pinco Pallino che non rientrano nel diritto di critica (ad esempio, perché dà gratuitamente del “verme” a qualcuno), il giornalista risponderà dell’illecito in concorso con Pinco Pallino. Ma se al posto di Pinco Pallino c’è un personaggio noto, che è solito interagire con la collettività, questa ha un interesse ad acquisire quelle dichiarazioni, che in questo caso assurgono a notizia. Qui il giornalista non concorre nell’esercizio di un (illegittimo) diritto di critica, ma esercita il diritto di cronaca riportando un fatto di interesse pubblico (la critica illegittima del personaggio noto).

E’ il ragionamento seguito dal Tribunale di Milano che ha recentemente condannato proprio Vittorio Sgarbi per aver chiamato “assassini” i magistrati del pool di Mani Pulite in alcune interviste rese nel 1994 ai quotidiani “L’Avvenire” e “Il Giornale”, ma escludendo la responsabilità degli articolisti (sul caso si veda qui).

E’ chiaro che quanto maggiore è la rilevanza pubblica del personaggio le cui dichiarazioni vengono riportate, tanto maggiore è l’interesse della collettività ad acquisirle, qualunque sia il contenuto. E non può dubitarsi della rilevanza pubblica di un soggetto come Beppe Grillo, in considerazione del vasto appoggio popolare che da qualche tempo vanno riscontrando le sue iniziative. In realtà, contrariamente a quanto sostenuto da Petruccioli, il servizio pubblico sarebbe venuto meno proprio occultando quelle dichiarazioni.

Ma non è tutto. La cosa interessante è che le dichiarazioni di Beppe Grillo, trasmesse ad “Annozero”, rientrano pienamente nel diritto di critica. Per quanto possa non condividersi, non va considerata insulto la critica rivolta al presidente della Repubblica di essere “presidente dei partiti e non dei cittadini”. L’appellativo di “Morfeo Napolitano” assume poi un valore squisitamente satirico, in piena coerenza causale con l’accusa mossagli dal comico genovese di non essersi attivato per consentire il referendum elettorale prima delle elezioni.

Stesse conclusioni vanno tratte per la critica mossa da Beppe Grillo a Umberto Veronesi, per via degli interessi economici che pare leghino lo scienziato a varie aziende impegnate nella costruzione di inceneritori, da sempre indicati da Grillo come strutture cancerogene. La denuncia di quel “conflitto di interessi” che indurrebbe Veronesi ad assumere posizioni favorevoli alla costruzione degli inceneritori, rientra pienamente nel diritto di critica. Così come rientra nel diritto di satira l’appellativo di “Cancronesi”: qui il messaggio satirico è in evidente coerenza causale con l’atteggiamento pubblicamente assunto da Veronesi in favore di una soluzione che, a detta di diversi esperti, può rivelarsi pericolosa per la salute pubblica.

Insomma, Santoro è stato attaccato per aver trasmesso dichiarazioni non solo di interesse pubblico, ma anche legittime. E nell’eventualità in cui dovessero essere presi provvedimenti di qualsiasi genere nei riguardi del conduttore o della trasmissione, non vi sarebbero dubbi sulla loro riconducibilità ad una forma di censura, quale estrema forma di soppressione di quella libertà di pensiero garantita dall’art. 21 Cost. Una censura, sotto certi aspetti, ancor più grave di quelle originate dall’ultimo governo Berlusconi, perché finalizzata ad occultare quello che per molti è ormai un soggetto politico ben presente nella società civile, in grado di raccogliere in poche ore le firme necessarie ad indire un referendum popolare, così come vuole l’art. 75 Cost.