Il 'caso Sircana'

Nel marzo 2007 lo scandalo “Vallettopoli” raggiunge il culmine. Principale indagato risulta Fabrizio Corona, titolare dell’agenzia milanese “Corona’s”, che nel corso del tempo pare essersi specializzata, secondo l’accusa, nel ricattare personaggi pubblici dopo averli immortalati in situazioni imbarazzanti. Nel suo mirino sono finiti personaggi dello spettacolo, calciatori e persino politici.

Vengono pubblicati ampi stralci delle intercettazioni disposte da Henry John Woodcock, pubblico ministero presso il Tribunale di Potenza che coordina le indagini. Tra le conversazioni intercettate spicca quella del settembre 2006 tra Corona e un fotografo suo collaboratore, Max Scarfone, il quale gli annuncia di aver appena fotografato su un viale di Roma un noto politico mentre accosta in auto una prostituta transessuale.

Si scatena così la caccia al politico della foto. Molti sanno, ma nessuno ha il coraggio di pubblicarne il nome. Ci pensa “Il Giornale” a farlo nella prima pagina dell’edizione del 14 marzo. Il politico è Silvio Sircana, portavoce ufficiale del Governo Prodi. Appresa la pubblicazione, Sircana viene ricoverato d’urgenza in preda ad una colica addominale.

Interviene tempestivamente il Garante per la Protezione dei Dati Personali. Stigmatizza la divulgazione di “fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico”, con particolare riferimento alla “violazione della tutela della sfera sessuale”. E ritiene necessario “intervenire celermente a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali di persone lese dalla predetta pubblicazione, con particolare riferimento alla loro riservatezza, dignità e identità personale, nonché al loro diritto alla protezione dei dati personali”, considerando che molte notizie sono state diffuse “eccedendo i limiti del diritto di cronaca”.

Ciò premesso, il Garante “vieta con effetto immediato a tutti i titolari del trattamento in ambito giornalistico, di diffondere dati personali” allorché “si riferiscano a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico” oppure “riguardino notizie, dettagli e circostanze eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione” o ancora “attengano a particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della sfera sessuale”.

(Garante per la Protezione dei Dati Personali, 15 marzo 2007)
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Non può sfuggire la coincidenza che a fare per primo il nome di Sircana, portavoce ufficiale del Governo Prodi, sia stato proprio il quotidiano nazionale edito dal fratello di Silvio Berlusconi, leader dell’opposizione. Tuttavia, la questione va valutata prescindendo dallo sdegno che un simile accadimento suscita spontaneamente. Ciò in quanto il caso presenta aspetti giuridici indubbiamente interessanti.

Silvio Sircana è un personaggio pubblico. Non tanto per le sue apparizioni in tv, quanto per l’importanza del suo ruolo istituzionale: portavoce ufficiale del Governo. Ma i suoi eventuali contatti con persone che offrono sesso a pagamento rientrano incontestabilmente nella sua sfera privata. Inoltre, tutto ciò che è idoneo a rivelare la vita sessuale di un individuo costituisce dato sensibile (per essere esatti: “supersensibile”).

Vanno quindi analizzate due norme contenute nel codice deontologico dei giornalisti. L’art. 6, comma 2°, secondo cui “La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica”. L’art. 11, comma 2°, che tutela specificamente la sfera sessuale del personaggio pubblico, secondo cui “La pubblicazione è ammessa nell’ambito del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione e nel rispetto della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica”.

La seconda norma in sostanza rimanda alla prima. E’ quindi nell’art. 6, comma 2°, del codice di deontologia che va ricercata la soluzione. Senza dimenticare, però, che l’art. 11, comma 2°, lungi dall’essere mera ripetizione di quanto stabilito all’art. 6, va anzi letto come un rafforzamento della tutela che già l’ordinamento appresta ad un dato (super)sensibile.

Il portavoce del Governo principalmente cura i rapporti con la stampa, organizza le visite di Stato, redige comunicati, contribuisce all’attuazione delle delibere del Consiglio dei Ministri. Detto ciò, francamente non si riesce a capire come il fatto di essere stato sorpreso su un viale di Roma a parlare con un transessuale possa improvvisamente averlo reso inidoneo a svolgere questi compiti. Qui il fatto notizia non può avere alcuna incidenza sulle funzioni svolte da Sircana, né dal punto di vista delle capacità, né da quello della fedeltà al Governo di cui è portavoce. Secondo un giudizio obiettivo, Sircana è sempre in grado di svolgere i suoi compiti. La pubblicazione non serve a ricostruire il rapporto Sircana collettività in termini diversi e veritieri. La notizia è dunque priva di interesse pubblico. Chi sostiene il contrario non può che esprimere un giudizio morale, rispettabile ma irrilevante per il Diritto.

Diverso sarebbe se si appurasse che Sircana, facendo un esempio un po’ bizzarro ma sempre in tema, frequenta prostitute di alto bordo pagate da una parte politica avversa a quella di cui è espressione il Governo. Ciò farebbe sorgere legittimi dubbi circa la fedele esecuzione della volontà governativa di cui è portavoce. Qui la notizia sarebbe di interesse pubblico, perché ricostruirebbe il suo rapporto con la collettività in termini diversi e veritieri.

Da escludere, dunque, l’incidenza del fatto notizia sul ruolo pubblico ricoperto da Sircana. Che però, per il solo fatto di essere un personaggio pubblico, rimane un legittimo bersaglio della cronaca scandalistica. Un genere di cronaca che, come già visto, prescinde dalla sussistenza di un interesse pubblico, si basa esclusivamente sulla notorietà del personaggio e necessita del suo consenso, esplicito o implicito, perché rappresenta sempre una violazione del diritto alla riservatezza.

Sircana ha tenuto il suo comportamento in un luogo pubblico. Su questo non possono sorgere dubbi. Quindi, va appurato se in quel comportamento, per il fatto di essere tenuto in un luogo pubblico da un personaggio noto, sia rinvenibile un consenso implicito alla divulgazione, secondo i principi che reggono la cronaca scandalistica. Un consenso analogo a quello che fornisce il vip che viene colto dal paparazzo all’uscita di un locale notturno in compagnia di persona diversa dal proprio partner.

Per fornire una risposta, occorre analizzare la condotta sia di Sircana, sia del fotografo. Sircana si dirige verso una zona frequentata da alcune prostitute guidando la propria autovettura. E qui viene colto mentre conversa con un transessuale. Si potrebbe dire che il mezzo utilizzato da Sircana, pur non rientrando nel concetto di “domicilio” o di “privata dimora”, testimonia un grado di riservatezza cui Sircana non ha voluto rinunciare. Anche se, con tutta obiettività, va detto che l’accostarsi ad una prostituta transessuale a piedi per uno come Sircana non poteva certo costituire una seria alternativa. Ma va anche notato che il rischio che Sircana potesse quella sera essere visto e addirittura fotografato da qualcuno mentre conversava con una prostituta transessuale era, quantomeno nella sua mente, prossimo allo zero.

Il fotografo, invece, si piazza fuori dal ristorante dove Sircana sta cenando, per poi seguirlo in auto per le strade di Roma, con macchina fotografica e teleobiettivo incorporato. E incomincia a scattare le foto non appena l’auto di Sircana è inquadrabile accanto alle prostitute.

Ebbene, tutto ciò fa pensare ad un’attività tutt’altro che marginale per scattare le foto, quindi per acquisire la notizia. Il fotografo ha profuso notevoli energie fisiche, mentali, tecniche nell’arco di un’intera sera per cogliere Sircana accanto alla prostituta transessuale. Non c’è dubbio, quindi, che qui vi sia stata un’apprensione attiva della notizia, che quindi esclude la possibilità di rinvenire, nel comportamento di Sircana, un consenso implicito alla sua diffusione, secondo i principi vigenti in materia di cronaca scandalistica.